Cari amici,
a un certo punto dei tardi anni Ottanta ho incontrato un signore anziano che frequentava il mio stesso pub a South London. Avrà avuto circa ottant’anni, e per la maggior parte della vita aveva servito nell’esercito. Non aveva famiglia, a quanto sembrava, e viveva da solo in una casa popolare lì vicino. Lo si trovava al pub già alla mattina, all’apertura, e quella era la sua giornata. Non ricordo perché, ma un giorno mi invitò nel suo appartamento. Le condizioni in cui versava erano scioccanti: non aveva un vero letto, il suo giaciglio consisteva in un cappotto di pelliccia cencioso buttato per terra. Sul pavimento non c’erano tappeti e il mobilio era quasi assente. Era così povero da non avere nemmeno un fornello: usava una stufetta elettrica posata a terra per scaldare delle lattine di fagioli. L’appartamento era lurido, l’ultima volta che il bagno aveva visto un detersivo risaliva sicuramente a un lontano passato. Quest’uomo non possedeva niente, eccezion fatta per una pila di riviste sulla famiglia reale. La regina e il resto della Royal Family rappresentavano tutto per lui. Trovai sconcertante il contrasto tra questa sua devozione a un’icona del privilegio così distante da lui e le sue condizioni di miseria. In sua presenza non era consentito pronunciare una sola parola critica nei confronti dei Reali, né lui riteneva accettabile pensare che i membri di una famiglia reale fossero in fin dei conti persone come noi, che potevano anche andare a lavorare. La sua fede nella loro innata e benevola superiorità era assoluta e credo fosse sintomatica di come la pensino in tanti, a dispetto dei pettegolezzi, dei privilegi, dello scandalo del Principe Andrew e delle ingenti elargizioni dei fondi pubblici di cui beneficiano i reali.

Nel 2021 il patrimonio della Regina ammontava a 320 milioni di sterline, con un incremento di 15 milioni dall’anno precedente, come stimato dalla “Lista dei ricchi” del “Sunday Times”. Nel 2017 lo stesso “Sunday Times” aveva anche calcolato il patrimonio complessivo della Famiglia Reale: una cifra strabiliante, 71 miliardi di sterline. La Regina beneficia del Sovereign Grant, una sorta di sussidio pubblico annuale che nel 2021-22 ammontava a 86,3 milioni di sterline. Inoltre, percepisce fondi dalla Privy Purse, la Cassa reale, un valore prodotto dal Ducato di Lancaster (un pacchetto che comprende terreni, proprietà e altri beni ammontanti a circa 18.000 ettari in Inghilterra e nel Galles). Non stiamo parlando proprio di spiccioli. La Regina paga di sua volontà le tasse sui profitti del Ducato, cosa che ovviamente è richiesta a tutti gli altri cittadini, che certo non possono scegliere di non pagare. Il fatto che sia stata una sua scelta, quella di pagare le tasse, più che un qualcosa che fosse lecito aspettarsi facesse in quanto cittadina di questo paese non è certo sorprendente. Siamo immersi negli arcani meccanismi del privilegio.

Il paese si sta preparando a celebrare il giubileo di platino della Regina, nell’anno in cui ha compiuto 96 anni [e 70 di regno]. L’occasione sarà sicuramente utile come prossima “grande distrazione”, per il Governo; non è nemmeno una questione che si risolverà in un giorno, come nei precedenti giubilei, visto che ben due giorni festivi sono stati accorpati per permettere a tutti i sudditi di godersi un lungo week-end. C’è dunque tempo per darsi da fare con le decorazioni in rosso, bianco e blu -bandierine da sventolare, e bandiere più sfarzose e grandi da far garrire al vento. Per mesi le comunità, le istituzioni e i media si sono preparati per questo giubileo che si terrà dal 2 al 5 giugno. Viene vissuto come un’opportunità per ricomporre le devastanti, catastrofiche fratture della nostra società e forse, almeno per quattro giorni, dimenticare i problemi di sicurezza globale, la minaccia alla sopravvivenza umana dell’emergenza climatica, alla ricerca del senso perduto di chi siamo noi come nazione.

L’ultimo giubileo che io ricordi è quello d’argento del 1977. Una festicciola in una strada anonima, tavolacci tenuti su da cavalletti con tovaglie di carta, striscioni colorati, salatini e torte. Ragazzini ubriachi di birra scadente che vomitavano nei vicoli. Uomini vestiti con gli abiti delle mogli a correre in gare improvvisate. Insomma, nulla più che uno scalcinato raduno di paese, in una di quelle giornate calde di un anno in cui gli inglesi cominciavano a riprendersi a stento da una disastrosa inflazione. In altre zone del paese si svolgevano parate con carri allegorici, gare di braccio di ferro, bancarelle con il merchandising della famiglia reale, monete commemorative del giubileo da 50 pence. In quell’anno la Regina, accompagnata dal Principe Filippo, visitò 36 contee e partecipò a un’infinità di piccoli incontri: alunni delle scuole che recavano in dono bouquet di fiori, strette di mano con le autorità locali, qualche escursione fluviale. Piccoli interventi strutturali, come la linea Jubilee della metropolitana, ed ecco fatto il giubileo: almeno in apparenza, c’era l’idea che la Regina stesse riunificando il paese. Era molto difficile essere repubblicani in quella settimana del 1977.

Lo sarebbe stato ancora di più nel 1997, quando la Principessa Diana rimase tragicamente uccisa. In tutto il paese, in ogni piccola comunità si richiedeva a tutti di firmare i libri delle condoglianze. Serviva molto coraggio per rifiutarsi di farlo. Fu una grandissima manifestazione di lutto condiviso per una persona che il cittadino comune non aveva mai neppure incontrato. C’era il dolore per la morte di una principessa, ma anche il rimpianto per un tempo ormai perduto di fiducia innocente nella Famiglia Reale, spazzata via da una serie di scandali che si addicevano più a una soap opera televisiva che a una monarchia.
Che fine aveva fatto la favola? Molti rimpiangono una famiglia reale che si poteva “vendere” come senza macchia, irreprensibile. Avevamo almeno quello, in un mondo sempre più complesso; era qualcosa in cui credere. Forse è vero, abbiamo sempre bisogno di divinità che abitino in cima alla collina.

La Regina è universalmente rispettata per le sue doti di servitore pubblico -una dote demodé, a quanto pare. Che succederà quando non ci sarà più? Che farà la gente, dopo l’ondata di commozione per la sua dipartita? Non c’è nessuno, nemmeno tra i componenti più giovani della famiglia, che sia degno di prendere il suo posto. Sarà forse l’opportunità di ripensare a come ci consideriamo come paese, un paese tanto distorto dal suo sistema classista.

Le condizioni in cui versiamo sono ben più simili a quelle del 1977 di quanto vorremmo. All’epoca l’inflazione era al 12,4%, e i prezzi dell’energia (stando a quanto scriveva il “Daily Mail”) erano schizzati al 40%… comunque meno dell’incredibile aumento del 54% di questo giubileo gemello, per non parlare dell’inflazione, che va a briglia sciolta. Chi sa, oggi, chi siamo, o dove stiamo andando, o perché continuiamo ad accettare così tante ristrettezze, per così tanto tempo? Ma il modo in cui stanno le cose, che poi è come è sempre stato, funziona. La Regina c’è sempre stata, con il suo spirito di servitore pubblico, a salutare dal balcone di Buckingham Palace, ma anche le folle sono sempre sotto quel balcone, a ricambiare il saluto. Dopo 70 anni sul trono -a prescindere dalle mie opinioni personali- devo dire che la Regina ha sempre dato alle persone un senso di sicurezza, il senso per cui ci sarà sempre un’Inghilterra, ci sarà sempre il cricket nel green del paese, e la marmellata per il tè delle cinque. Ora, per tanti, man mano che la Regina invecchia, l’idea della sua assenza dal trono è sempre più inimmaginabile, ed è un altro elemento che va ad aggiungersi all’ansia che ci attende negli anni che verranno.